L’attività è saltuaria per metà dei volontari nel non profit

L’Istat diffonde nuovi risultati del Censimento del 2021. Più della metà dei volontari svolge servizio in modo saltuario, il resto con una presenza sistematica. Disponibili anche i dati sulle caratteristiche socio-demografiche di chi è impegnato e la distribuzione per regioni

Sono stati pubblicati dall’Istat i nuovi dati definitivi del Censimento permanente delle istituzioni non profit. Le statistiche diffuse presentano alcuni numeri ancora inediti su approfondimenti specifici, in particolare sul settore e il sotto-settore di attività prevalente delle istituzioni non profit, le caratteristiche socio-demografiche dei volontari impegnati come età, condizione professionale, cittadinanza, tipologia di attività svolta dai volontari, che sia sistematica (secondo una tempistica pianificata) o saltuaria (senza alcuna pianificazione o svolta in maniera occasionale). Presenti anche quelli relativi alla mission delle istituzioni non profit.

“Il settore non profit – spiega Sabrina Stoppiello, responsabile del Censimento permanente delle istituzioni non profit in un video diffuso da Istat – come sappiamo ha una fortissima componente solidale, basata su individui che offrono gratuitamente il loro tempo e le loro competenze. I dati dell’ultimo censimento rilevano diverse componenti del volontariato organizzato che rappresentano una prova tangibile della vitalità delle comunità locali”.

I dati diffusi sono sia a livello regionale sia nazionale. Rilevanti quelli relativi al volontariato nel non profit. Il numero totale dei volontari si conferma in 4.616.915. Spicca la quota più rilevante: di questi 1.776.138 hanno un’età fra i 30 e i 54 anni, 1.019.076 sono maschi e 757.062 femmine. Fra i 19 e i 29 anni il numero è minore: 582.195.

“Sono quasi 600.000 i giovani che prestano la loro attività gratuita, anche se il 56% si concentra nei settori della cultura, dello sport e della ricreazione. Quello che caratterizza maggiormente il loro impegno è il settore sanitario. Un milione di volontari attivi ha invece più di 65 anni, quasi un quarto dedica il proprio tempo a organizzazioni che svolgono attività ricreative e di socializzazione, mentre un quinto fa volontariato nei settori dell’assistenza sociale e della protezione civile. la presenza in questo settore è la peculiarità del loro coinvolgimento, a riprova della capacità delle fasce anche più anziane della popolazione di mettersi ancora in gioco e di essere in alcuni casi a supporto dei soggetti fragili”.

L’area geografica con il maggior numero di volontari è il nord-ovest (1.385.956) seguita dal nord-est (1.217.054) e poi dal centro (1.078.707), sud (631.553) e le isole (304.646). Le attività ricreative e di socializzazione sono quelle con il numero più alto di volontari (886.138), poi quelle sportive (855.929), culturali e artistiche (743.325) e assistenza sociale e protezione civile (718.634).

Come confermano anche altre ricerche su questo tema, avere un’occupazione stabile facilita lo svolgimento del volontariato: più di un milione e mezzo sono i maschi occupati, 976.432 le femmine, ma anche i pensionati superano l’1,3 milioni. Gli studenti superano di poco i 400.000.

Le associazioni sono le realtà che coinvolgono il maggior numero di volontari, più di 4 milioni, mentre gli altri quasi 500.000 sono dentro cooperative sociali, fondazioni o realtà con altre forme giuridiche. I volontari delle istituzioni non profit di cittadinanza non italiana sono 91.819.

L’Istat ha reso noti anche i dati relativi a coloro che prestano attività sistematica o saltuaria, suddivisi per sesso, ripartizione geografica e regione. Praticamente la metà (2.346.965) svolge attività saltuaria mentre sistematica è quella di 2.269.951 persone. Andamento e percentuali simili si ritrovano in tutti i settori in cui sono attivi i volontari. Il maggior numero dei maschi saltuari fa attività sportiva e sempre lo sport è prevalente fra quelli sistematici.

 

Fonte: CSVnet