Csv dei “Due Mari”, Bognoni: «Ecco le sfide del volontariato» La ripartenza dopo la pandemia e il dialogo con enti e istituzioni del territorio le priorità
Subito dopo la rielezione abbiamo chiesto al presidente Bognoni cosa rappresenta per lui questa riconferma alla guida del Csv dei Due Mari: «È un riconoscimento non alla mia persona, ma al lavoro svolto in questi anni che ha consentito al nostro Centro servizi di crescere e ad essere accreditato alla rete dei centri servizi a livello nazionale. Non è un caso che del nuovo direttivo facciano parte anche new entry, a conferma del coinvolgimento di sempre più realtà attive nel mondo del volontariato reggino». Secondo Bognoni, questo «è un fatto importante per il nostro territorio, considerato che negli ultimi anni alcune associazioni hanno smesso di svolgere la loro attività o per fragilità o per carenza di volontari. Sarà uno dei compiti del nuovo direttivo incontrare, conoscere e sostenere anche queste realtà più piccole, ma non per questo meno importanti».
Il volontariato ha sofferto a causa del Covid. Come ripartire dopo la pandemia e in che modo il Csv può sostenere il settore?
La pandemia ha condizionato i rapporti tra associazioni, alcune delle quali hanno dovuto rivedere le proprie modalità operative. È stata una sfida molto impegnativa per le nostre realtà, in quanto abituate a svolgere un’opera di prossimità. Ciò ha fatto maturare, tuttavia, una nuova consapevolezza su identità e ruolo del volontariato. Il nostro mondo è fatto di persone che operano a favore della comunità, ma siamo anzitutto persone che hanno in desiderio di riprendere in mano la propria vita e di esprimere attraverso il volontariato l’esigenza di bontà, giustizia e bellezza. È necessario, dunque, ripartire dalle relazioni, innanzitutto tra volontari e associazioni. Un impegno culturale, ma che è la priorità del nostro Centro servizi. La parola d’ordine è “sostenibilità” che non significare sostenere economicamente, ma qualificare e formare i volontari, ricercarne di nuovi. Aiutare le associazioni a interloquire con la pubblica amministrazione, sostenerle nella progettazione sociale e avere anche maggiore contezza delle realtà e delle problematiche del territorio in cui siamo chiamati ad operare.
Secondo lei il volontariato è stato sufficientemente tenuto in considerazione rispetto Pnrr?
Purtroppo né il volontariato e, nell’insieme, neanche il Terzo settore sono stati adeguatamente considerati. Tra l’altro abbiamo in fase di elaborazione un protocollo d’intesa con il Forum del Terzo settore regionale che guarda a instaurare maggiore sinergia tra chi ha la funzione di rappresentanza e chi ha la funzione di servizio. Inoltre abbiamo intenzione di attuare una maggiore e incisiva azione per richiedere quell’attività di co-progettazione e co-programmazione, prevista dal codice del Terzo settore e che anche le ultime sentenze della Corte Costituzionale prevedono. Negli ultimi giorni ci sono stati vari dibattiti su questo tema a livello nazionale. Penso alle Giornate di Bertinoro sull’economia sociale e non ultimo durante la Settimana Sociale dei cattolici italiani, dove sull’argomento si è espresso il professor Stefano Zamagni, con un richiamo alla necessità di valorizzare le realtà sociali, dal Terzo settore al volontariato, in quanto ricchezza per i territori.
Guardando alla realtà calabrese, quanto è necessario un rinnovato dialogo con istituzioni e politica?
Il Forum del Terzo settore e tutti i tre Centri di Servizio per il volontariato calabresi hanno chiesto in maniera chiara l’istituzione di un assessorato specifico e serio riguardo le Politiche sociali e il welfare. La nostra è una regione che vive grandi emergenze sociali. L’istituzione di un assessorato dedicato ritengo sia di per sé qualcosa di necessario assieme alla legge regionale sul welfare, rimandata più volte, che speriamo possa trovare presto approvazione, già in questa legislatura.
Fonte: Avvenire di Calabria