Emergenza coronavirus, l’appello del Banco Alimentare “aiutateci a non abbandonare i poveri”
L’eccezionalità della sfida di Covid-19 e le attuali straordinarie misure di contenimento della diffusione del virus stanno mettendo a dura prova l’attività del Banco Alimentare Calabria e delle tante strutture caritative convenzionate. Ad oggi, con la sua attività, il Banco calabrese assiste, attraverso 500 enti, 110 mila poveri, un’impresa della carità che rischia di incepparsi a seguito dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria. “Dobbiamo tutti vigilare affinché siano osservate scrupolosamente le norme igienico sanitarie, innanzitutto per il rispetto e l’attenzione dovuta alle persone, operatori ed assistiti. Il bene della salute viene prima – dichiara Gianni Romeo, direttore del Banco Alimentare Calabria – ma sappiamo anche che non possiamo dimenticare chi è in difficoltà. La nuova situazione impone ogni giorno la ricerca di un faticoso equilibrio tra il diritto alla salute e quello al cibo”.
L’opera di Banco Alimentare si basa sul contributo quotidiano di migliaia di volontari, tra cui tanti pensionati over 65. Situazione, questa, comune anche alla maggior parte delle strutture caritative servite. Col venire meno del loro importante contributo questa catena di solidarietà oggi inevitabilmente rallenta e a questo si aggiungono le difficoltà logistiche nel recupero e nella distribuzione del cibo. “Ma chi aspetta il nostro aiuto non può essere abbandonato – continua Romeo – per questa ragione ci rendiamo disponibili alla collaborazione con le autorità per fare fronte a questo aspetto così peculiare e per nulla secondario della crisi attuale: aiutare gli ultimi, nel rispetto delle condizioni di sicurezza imposte per legge”. Ci sono difficoltà anche nel reperimento dei fondi necessari all’attività di raccolta e distribuzione del cibo e si rischia di pregiudicare l’operatività ordinaria del Banco Alimentare nel prossimo futuro. “L’emergenza non faccia venire meno l’attenzione a chi ogni giorno vive nel bisogno – conclude Romeo – abbiamo bisogno di tutti: delle istituzioni, delle aziende, dei singoli perché ciascuno secondo le proprie disponibilità e responsabilità, faccia la sua parte per non interrompere la catena di solidarietà”.
Fonte: QuiCosenza